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cviii introduzione

Ora si noti che la maggior parte di questi riscontri riguardano somiglianze di procedimenti e di metodi. Mettiamo un momento da banda queste somiglianze, perchè il venire intorno ad esse ad una conclusione, richiede un discorso più lungo. — A due sole imitazioni concrete, e flagranti, accenna il Liebrecht.

La prima è abbastanza curiosa. Nel T. I della G. I, si racconta come: «Lilla e Lella accattaro na papara a lo mercato, che cacava denare; l’è cercata mpriesto da na commare, e, trovanno lo contrario, ne l’accide e la jetta pe na fenestra; s’attacca a lo tafanario de no Prencepe, mentre faceva de lo cuorpo; ecc.». Su quest’ultimo particolare, per quanto poco pulito, ci conviene fermarci. — Il Basile dice nella novella che il Principe: «trasette a chillo vicuozzolo a scarricare lo ventre, e, fatto c’appe lo servizio, non trovannose carta a la saccocciola pe stojarese, vista chella papara, accisa de frisco, se ne servette pe pezza».

La stessa novella era stata già raccontata dallo Straparola; nel quale però, anzichè di una papara, si tratta di una poavola (bambola)1. E, a quel tal punto, lo Straparola scrive cosi: «Il servente, andatosene al letamaro, e ricercando per dentro se potesse trovare cosa che fosse al proposito, trovò per avventura la poavola, e, presala, in mano, la portò al Re, il quale senz’alcun sospetto, tolse la poavola, e postasela dietro alle natiche, per nettare messer lo perdoneme, trasse il maggior grido che



  1. Straparola, Piacevoli notti, V, 2. cfr. Rua, l. c., XVI, 243.