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III.


Il Cunto de li Cunti come opera letteraria.




Il Cunto de li Cunti è un libro di fiabe. E le fiabe, — non occorre quasi il dirlo — , sono racconti popolari tradizionali di avventure, alle quali pigliano parte esseri umani, ed esseri sovraumani od estraumani della mitologia popolare, come fate, orchi, ammali parlanti, ecc. Questo complesso di racconti tradizionali, la cui origine è incerta e discussa e risale senza dubbio a una remota antichità, viene ora considerato dalla moderna filologia come un gruppo di documenti importanti per la storia del genere umano e per la psicologia popolare. Ma, per molti secoli, essi non furono se non un oggetto di diletto e di trattenimento pel popolo ingenuo e pei fanciulli, che avidamente li ascoltavano: lo scienziato disdegnava d’appressarvisi, e solo, di rado, vi si appressò l’artista.

E uno dei primi artisti, anzi il primo, che vi si appressasse, fu appunto il nostro Giambattista Basile. Non già che, prima di lui, la materia delle fiabe non fosse passata sotto le penne dei letterati. Varie fiabe contiene il Pecorone di ser Giovanni Fiorentino1; varie altre, per esempio, se ne ritrovano nel Mambriano del Cieco di

  1. Cfr. Imbriani, o. c., II, pp. 437-45.