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annoverare la cadenza. I maestri in voga all’apparire del Verdi, pareva invece si compiacessero delle lungaggini, sviluppando pensieri composti di molte frasi e periodi, contando massimamente sull’effetto della sonorità.
Nel pezzo concertalo «Vicino a chi s’adora» nel Giuramento del Mercadante, vedi circa 90 battute occupale da tre pensieri principali. Nel famoso largo del finale primo della Saffo, il Pacini impiegò 100 battute per due pensieri dominanti. Il Verdi ebbe l’accortezza di guardare più indietro, e togliere a guida il Rossini. Nel quartetto del primo atto del Nuovo Mosè, che comincia «Dio della pace» cambiasi tre volte tempo in circa 30 battute, ricche di altre varietà: nel largo del finale primo della slessa Opera trovi in 44 battute un solo pensiero dominante; ma con che mirabile varietà ripetuto! Il Verdi si giovò anche molto dell’effetto del chiaro-scuro, cioè del contrapposto del piano col forte. Si osservi la porte d’Abigaille, ove canta alcune frasi sola, e troverannosi degli stacchi, che hanno molta efficacia drammatica; e ad un tempo notisi la melodia impetuosa, brusca, e selvaggia perfino nelle agilità che l’adornano; sicché ti porge chiaro esempio dell’indole natìa del genio Verdiano. — La Stretta di questo primo finale è modellata, quanto alla forma, sul famosissimo finale terzo del Nuovo Mosè; ed in modo degno.
Apresi l’atto secondo col l’aria di Abigaille. L’andante è conforme al tipo usatissimo dal Donizzetti, ed anche dal Bellini, per certi motivetti dell'istrumentazione sotto
uno dei periodi che compongono l’aria, i quali tornano in una specie di piccolissimi parlanti. La melodia è soave.
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