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sioni, e quei fatti che destano l’ammirazione e la devozione dell’universale.

A vestire convenevolmente di note questo soggetto occorre musica grandiosa. E dappoiché l’artista, per quanto fornito sia d’ingegno, non può tutto trovare nella propria immaginativa, ma gli bisogna molte cose togliere in prestanza da coloro che nell’arte lo hanno preceduto; perciò il Verdi, con eccellente consiglio, si volse principalmente al gran Rossini, maestro a tutti nel genere grandioso, e tolse a modello la musica maravigliosa del Nuovo Mosè, e del Guglielmo Tell. Nelle quali Opere, per la ragione predetta, il Rossini ancora si è giovato dei trovati de’ maestri suoi predecessori, comecché gli abbia svolti e maneggiali diversamente, secondo che gli dettò il proprio ingegno; e certo all’Haydn non è picciol debitore; e basti considerare il bel pezzo d’insieme nella Creazione, che porta lo parole «Dell’alta tua bontade ec.».

Il carattere grave, solenne, che invita a devozione e conforta l’anima, ben s’addice alla musica, e la rende atta ad associarsi alle parole ed agli argomenti che risguardano le attinenze nostre col Creatore. La musica assume così ciò che chiamasi colorito sacro.

Sono alcuni, i quali non reputano possibile il predetto colorito sacro, se non mediante l’antica tonalità del canto fermo; la quale venne conservata, con leggiere modificazioni, fino all’epoca in cui il Monteverde, con bell’ ardire, cooperò allo stabilimento della moderna tonalità. Egli è il vero, che prima del Monteverde la musica procedeva con maggior calma, e che si prestava