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organismi amministrativi: i signori del Deutscher Verband sono là per questo, tanto a Roma quanto a Bolzano. Ci si dichiarano nostri nemici nelle finalità (sono così lontane!), non transigono sul terreno politico (le opinioni sono sacre!), ma si pongono a nostra disposizione per aiutarci a sollevare le condizioni economiche del Paese, a ristabilire la prosperità del popolo, a sbrigare gli affari ordinari. Brava gente. A quattr’occhi sono corretti, deferenti, tengono a provarci che il loro irredentismo illuminato è collaborazionista. Possiamo domandare di meglio? Stabilito chiaramente e nettamente che aspettano l’inevitabile giorno in cui l’Italia se ne andrà, poiché c’è ancora della strada da fare insieme convengono di farla nel migliore accordo possibile. Nemici preziosi. Con loro non occorrerebbe più nemmeno un Commissario generale: basterebbe un console. Ci abituano all’autonomia.

Questa è, per dir così, la politica estera del Deutscher Verband. Ma c’è poi la politica interna. È tutt’altra cosa. All’interno il Verband è di una anti-italianità vigorosa, vigilante, intransigente, feroce. Continua la guerra. Ha le mani libere e nulla trascura per chiudere la strada ad ogni nostra qualsiasi influenza. Predica il boicotaggio alla scuola italiana; suscita l’ostilità contro di noi in ogni campo e sotto tutte le forme, nega la vittoria, nega la forza, nega la scienza, nega i sacrifici dell’Italia. Per accendere il sentimento popolare contro l’«in-