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me tedesche, per fortificarsi nel numero, per apparire più di quei 180.000 che in realtà sono, per conservare intatte le conquiste proclamate dalla loro «carta di guerra». Questa premura di isolarsi col loro bottino d’uomini e di terre dietro alle muraglie di una garanzia costituzionale, aspettando la riunione alla «Gran Madre Germanica», significa in fondo: Non fate a noi quel che facciamo agli altri!

Quello che fanno agli altri è troppo iniquo per essere preso a modello. Il rispetto alle nazionalità è la base del nostro sentimento politico, e appunto perciò noi pensiamo che i tedeschi debbano poter rimanere liberamente tedeschi sotto alla nostra bandiera, a condizioni ben determinate e ben ponderate. Ma gl’italiani restino italiani e i Ladini ladini, da questa parte del muro. La razza, la nazionalità, non è un’opinione. Tedeschi, Italiani e Ladini non possono venir confusi. La lingua, è il caso di dirlo, parla chiaro. Usino per primi i tedeschi quel rispetto che reclamano da noi. Su le mani dalle regioni e dalle genti nostre! Sarebbe mostruoso e ridicolo che noi premiassimo la lotta all’italianità, che convalidassimo una usurpazione di anime e di beni, che gonfiassimo col nostro stesso sangue il foruncolo tedesco per farne un tumore maligno. Non dimentichiamo che la questione dell’Alto Adige, lieve e facile per se stessa, si complica e si aggrava perchè diviene una questione del Brennero. Se i tedeschi veri sono relativamen-