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responsabili soltanto per quello che fanno, sbagliano: vi è anche la terribile responsabilità del non fare, che può sfuggire, forse, al piccolo mondo della vita politica, ma che non sfugge alla storia. Triste responsabilità di diserzioni e di fughe.

Di chi la colpa se le cose sono giunte al punto che la nostra inchiesta, in piena concordia di opinioni con tutti gli Italiani che hanno potuto osservare le condizioni dell’Alto Adige, ha constatato? È difficile a dirsi perchè in Italia non si sa mai precisamente a chi spetti decidere, prescrivere, ordinare, eseguire. Certo le estreme lungaggini delle trattative di pace per cui due anni sono trascorsi tra la Vittoria e l’annessione, cioè l’esercizio legittimo della sovranità, hanno favorito le tendenze naturali del nostro Governo all’inerzia e al rinvio perpetuo. Ma è enorme che anche come semplici occupanti militari di una regione ancora non nostra giuridicamente, ma sulla cui definitiva appartenenza all’Italia non si sono sollevati seri dubbi, è enorme, diciamo, che non si siano sfrattati elementi stranieri che congiuravano ai nostri danni, che non si siano sostituiti funzionari notoriamente ostili, che non si sia esautorata l’organizzazione nemica considerando che eravamo in un periodo di armistizio, ossia di guerra virtualmente aperta. Il governatorato militare aveva facoltà indeterminate, competenze imprecise, mandati limitatissimi, dipendeva per ogni cosa di valore politico dal Governo, che mancava di nozioni, di programmi, di