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86 la lotta a oslavia


Per arrivare alle alture di Oslavia noi dobbiamo scendere in un terreno che il nemico domina quasi interamente, giù per gli ultimi declivi orientali di San Floriano e di Pri Fabrisu, in fondo ad una valletta, e poi risalire. Tutto questo terreno non offre che un troppo incerto riparo alle truppe di riserva, che non potevano essere tenute alla mano nella immediata vicinanza delle posizioni per venirvi scagliate al momento opportuno. Tre, quattro ore di difficile marcia le separavano dall’azione. Dopo lunghi bombardamenti micidiali e sconvolgitori, al sopraggiungere di assalti improvvisi e serrati, è difficile che qualche elemento di trincea, privo di soccorsi, non esaurisca in alcune ore la sua forza di resistenza. In queste condizioni, all’arrivo dei rincalzi non è più questione di difesa ma di offensiva: bisogna riprendere quello che si è perduto.

Perciò la caratteristica delle recenti azioni di Oslavia è stata il contrattacco. Ci siamo difesi riconquistando. Rispondevamo agli assalti assalendo. Il nemico non arrivava ad insediarsi sulla posizione, che ne era scacciato.

Fu il 12 di gennaio che si cominciò a presentire l’offensiva austriaca. Quel giorno, il fuoco di artiglieria che batteva Oslavia si fece più intenso. L’indomani il bombardamento aumentò ancora. Il 14 anche i grossi calibri del nemico entrarono in azione. Dei 280, dei 210, persino dei 305, tempestavano i trinceramenti e