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OSLAVIA.

26 gennaio.

Quando tutto è calmo sulla fronte, anche nei periodi di immobilità e di quiete che caratterizzano lo sverno della guerra, rimangono sempre qua e là dei settori, degli angoli, sui quali il silenzio non si compone mai. Vi sono centri di combustione in cui l’ardore persiste e la fiamma si rifugia quando l’incendio si spegne. Come l’incendio, la battaglia sedandosi si restringe intorno a certe speciali posizioni; essa si mantiene accesa in determinate zone, a volta a volta torpida o violenta, crepitante o rombante, ed è da questi punti di perenne incandescenza che l’azione si riallarga e ridivampa nell’ora in cui la lotta torna ad impegnare tutte le forze.

Questi focolari del combattimento sono creati dalla natura del terreno, vengono determinati da un’importanza tattica dei luoghi, corrispondono a posizioni alle quali tutto un sistema di difesa o di offesa si annoda. Sono quasi sempre come degli interstizi nella corazzatura del nemico, nei quali l’arma non cessa di appuntarsi e premere. Perciò sono sempre quelli.