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la crisi dell'offensiva 45

che pareva vivificata dalle notizie che giungevano dall’azione ogni minuto. «Se i bombardamenti alla francese non sono sufficienti a ridurre l’opposizione fino allo sfondamento completo della fronte nemica, egli diceva, se l’assalto di grandi masse alla tedesca non arriva a causa della sua vulnerabilità, assottigliamo l’assalto ma corazziamolo, e riducendo le sue perdite noi riportiamo l’azione nel campo delle possibilità e nelle proporzioni logiche dei mezzi». Corazzarlo, come? L’idea pare fantastica, ma tutto è possibile oggi, nell’ora degli sforzi giganteschi.

Si sta adottando nella fanteria il casco di acciaio, e dei piccoli scudi quadrati sono già in uso fra le truppe di avanzata; l’idea di riparare in qualche modo alla dolorosa vulnerabilità dell’assalitore comincia a suggerire dei rimedi, ma insufficienti, minuscoli. La ricerca lavora troppo sulle strade battute; segue troppo tradizioni e principii di tecnica militare; per proteggere il soldato essa non trova che dei pezzi di armatura; fruga gli arsenali della storia, passa in rivista tutto quello che nei secoli gli uomini hanno fatto per la guerra, ma poco può rinvenire nel passato che serva ai nuovi bisogni. Questi non hanno confronti, si presentano con caratteristiche che l’esperienza delle guerre ignora, vanno studiati col soccorso di tutte le scienze, con l’ausilio di tutte le cognizioni, come i grandi problemi del lavoro.