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la crisi dell'offensiva 39


Nella settimana che ha preceduto la nostra azione di ottobre, l’artiglieria austriaca non ha sparato un colpo: aveva mutato tutte le sue posizioni e non voleva rischiare di rivelarle prima dell’ora decisiva. Per colpire un’artiglieria così disposta bisognerebbe eseguire il bombardamento di intere regioni. E quello che si tenta. Con quali resultati?


I cannoni della difesa hanno un bersaglio preciso, limitato, vulnerabile, sensibile, facile: la fanteria che avanza. Ma i cannoni di chi attacca non possono efficacemente controbatterli, essi hanno per bersaglio la vastità e la profondità di un panorama. Certo le posizioni dell’artiglieria avversaria finiscono per essere indovinate, ma solo quando il loro fuoco ha imperversato, perchè è il loro fuoco che le indica. Si è di fronte a questo dilemma angoscioso: per avanzare bisogna far tacere le batterie avversarie, per farle tacere bisogna vederle, per vederle bisogna avanzare.

Anche quando le posizioni dell’artiglieria nemica sono conosciute, il campo che esse offrono al tiro è troppo esteso per portarvi dei danni irreparabili. Lo spazio è la protezione maggiore e nuova dei cannoni. Una batteria, ai tempi così recenti in cui i suoi quattro pezzi dovevano stare uno vicino all’altro, copriva una superficie di sette od ottocento metri quadrati, al più; era una superficie facile a sconvolgersi,