Pagina:Barzini - Sui monti, nel cielo e nel mare. La guerra d'Italia (gennaio-giugno 1916), 1917.djvu/35


il trionfo della trincea 25

che potremmo occupare se un sentimento di generosità e di umanità non ci forzasse a risparmiare alla città i danni del bombardamento austriaco, inevitabile dopo l’occupazione, quei combattimenti che ci hanno fatto progredire in tutte le valli del Trentino, del Cadore, della Carnia, che hanno sloggiato il nemico dalle inespugnabili posizioni del Col di Lana come da quelle del Mrzli e del Vodil, tutta la nostra attività infine dallo Stelvio al Golfo di Trieste si fonde in una prodigiosa continuità di azione, forma una battaglia sola con brevi tregue, costituisce come un attacco unico, immane, magnifico, prodigioso, favoloso, che non ha precedenti, che non ha paragoni, che è la nostra gloria.


La guerra moderna ha assunto forme inaspettate, presenta situazioni imprevedute, offre problemi strani, gravi, angosciosi, urgenti; essa sconvolge di punto in bianco dei principii fondamentali della scienza militare, smentisce molti dei più solidi insegnamenti della pratica guerresca; ferma la battaglia lungo una linea, trasforma in pressione quello che era movimento, sopprime la strategia sopprimendo la manovra, costringe l’azione alla forma unica e tremenda dell’attacco frontale. E questo attacco non somiglia più a nessun combattimento del passato, si svolge al di fuori delle leggi tradizionali sull’impiego delle varie armi, prende