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la sorpresa 327


appariva ora, alta e velata. Distinguevano la montagna del Sasso Bianco che domina la rada e che porta ancora le vestigia della fortificazione romana piantata sulla vetta a difesa delle vie dell’Oriente.

Poi delle luci sono apparse.

Luci bianche e luci rosse, alcune sui monti, altre sulla riva. Ve n’erano sul Capo Durazzo, ve n’erano sulla Pietra Bianca, ve n’erano sulla città. Cosa significavano? Dei segnali, certo. Che dicevano? Che volevano?

Al sud, apparentemente dietro al Capo Laghi, un proiettore frugava la notte. Si spegneva, si riaccendeva, girava intorno il suo gran raggio bianco, ma era lontano e metteva oltre al promontorio come un argenteo crepuscolo.

Una luce color rubino, fissa, vivissima, bassa sull’acqua, scintillava avanti a Durazzo. Pareva venire dalla testata del pontile. Un’altra, chiara e splendente, brillava un poco più in alto. Era accesa sul campanile della chiesa greca.

Nessun rumore veniva dalla riva, remota ancora, ma essa sera animata, viveva ora, vegliava. Era cessata di colpo la sensazione della solitudine sul mare. Quell’apparire successivo di bagliori misteriosi era sembrato il segno di un destarsi della terra ostile, il passare di un allarme silenzioso, il chiamarsi di vigilanze lontane lungo la costa: All’erta!... All’erta!... All’erta!...