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la sorpresa 323


cominciando una crociera di attesa, mentre due delle sue unità si distaccavano e scomparivano in direzione della costa, accompagnate da una voce di saluto e di augurio nella quale era un po’ il commosso fervore di un addio: Buona fortuna!... Buon successo!

Andavano a gettarsi dentro l’ancoraggio di Durazzo, attraverso gli sbarramenti di torpedini, a poche centinaia di metri dalle batterie della difesa austriaca, sotto ai proiettori, in pieno rifugio nemico, per lanciare siluri sulle navi che vi si fossero trovate.

Erano due strane torpediniere incaricate dell’impresa arditissima, due battelli che non vogliamo descrivere, rapidi, docili alla manovra, battelli da assalto e da sbaraglio, pronti al sacrificio. Vi sono operazioni nelle quali tante difficoltà si accumulano, che il ritorno appare come una possibilità di importanza secondaria. L’essenziale è di riuscire, di arrivare ad infliggere al nemico un danno più grave della perdita del battello che lo produce. Come nel giuoco degli scacchi, in guerra si getta spesso una pedina per abbattere un pezzo maggiore.

Un costante movimento notturno di grossi trasporti militari, scortati da cacciatorpediniere, era stato accertato nella rada di Durazzo. L’audacia delle nostre crociere di siluranti e di sommergibili ha costretto da tempo gli austriaci a non navigare più che alla notte. Bi-