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318 lettere dal mare


no pieni di orrore, come se vedessero avvicinarsi qualche cosa di spaventoso che nessun altro vede, qualche cosa che si specchia nelle sue pupille subitamente fisse e vitree.

Il giorno declina e il «V.L.A.» si è allontanato dalla costa. Cerca il largo per emergere e riprender fiato. Durante un affioramento il comandante che guarda al periscopio ha un piccolo moto delle spalle che indica un risveglio di attenzione. Ferma l’obiettivo in una direzione, osserva, poi lancia qualche ordine. Il «V.L.A.» si immerge, aumenta di velocità e muta la rotta.

L’ufficiale non ha detto quello che ha visto, ma tutti hanno capito che si dà caccia. Vi è un risveglio in ogni sguardo, una consapevolezza strana. Gli uomini più lontani dal comando hanno assunto un’attitudine di attesa pronta. Persino i torpedinieri all’estrema prua si sono tacitamente avvicinati alle leve di manovra dei tubi lancia-siluri.

Una sensibilità quasi soprannaturale unisce l’equipaggio di un sottomarino, ne fa un essere complesso che ha tanti cuori ed una sola anima. Quello che l’ufficiale pensa e sente si spande come un fluido. I manovratori intorno a lui non sono che le sue mani docili. Si sente l’unità misteriosa di un organismo. L’equipaggio, attento al lavoro, segue l’avvenimento che si svolge sull’acqua e che il comandante vede, lo segue senza conoscerne gli aspetti e le for-