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gli avventurieri dell'abisso 317

bruciando la sua vita, dibattendosi furiosamente, disperatamente, nel pugno di acciaio della fatalità.

Ed ecco che degli strappamenti profondi indicano che le àncore della boa si smuovono, si sradicano. Il battello, inesorabilmente prigioniero, si spostava lentissimo trascinando con sè nello sforzo prodigioso boa, àncore, catene, tutto, come il toro ferito a morte trascina tutta la quadrilla nella sua agonia formidabile.

Subitamente l'equipaggio si sentì rovesciare al suolo, la prora s’era sollevata quasi verticalmente, ogni rumore esterno era cessato. L’indicatore della profondità segnalava l’emersione fulminea. Il sommergibile si era liberato miracolosamente e saliva «a pallone». Era salvo. Balzò sull’acqua con un salto da delfino. Ma lo spostarsi della boa era stato visto dalle vedette nemiche.

La torretta appena comparsa fu avvolta dagli spruzzi delle granate; il sottomarino fece appena in tempo a immergersi per sfuggire al nuovo pericolo. A questo punto il comandante inglese, sfinito di fatica e di emozione, passò al secondo ufficiale il governo. Non ne poteva più.

Egli rifugge dal ricordo di quell’ora, ma non può scacciarlo, e quando rievoca l’angosciosa avventura il suo volto gioviale da buon scozzese diviene pallido e grave, la sua voce si fa lenta, affaticata, velata, e i suoi occhi si apro-