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gli avventurieri dell'abisso 313


tico tornano alle volte dalle loro missioni con i segni di lotte terribili; sembrano sfuggiti da avvinghiamenti mortali. Sono dei riscampati. Diciamo subito che i sommergibili nemici hanno una sorte peggiore perchè loro, più spesso, non tornano affatto.

È facile che intorno alla torretta ammaccata si trovino schegge e fondelli di granate. Talora i siluri esterni hanno le teste deformate da esplosioni. Avere le lampade infrante dai contraccolpi è un incidente comune. Qualche volta i vetri della torretta sono venati da fenditure, la soprastruttura ha delle ferite, e lunghe graffiature rigano lo scafo come se il battello fosse scappato dalla presa di immani artigli. È scappato ai «grappini».

I grappini si usavano una volta soltanto per spezzare i cavi telegrafici. Sono degli uncini attaccati ad una carica di esplosivo che si trascinano sul fondo del mare: incontrando il cavo lo afferrano, lo sforzo produce lo scoppio, e il cavo è rotto. Il progresso di questi tempi vertiginosi ha voluto che si creassero delle vere immense rastrelliere di grappini, munite di bombe formidabili, e trascinate fra due acque con un sistema di cavi rimorchiato da una coppia di torpediniere. Il sommergibile vede le navi e va all’attacco. Esse lo lasciano fare, manovrano con l’aria di niente, si discostano, aprono a vasto semicerchio la loro barriera fluttuante, cercano di mettere il sommergibile