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gli avventurieri dell'abisso | 309 |
angolo dove nascondersi, senza una baia dove
sostare, senza un fondale da gettarvi l’àncora
e riposarsi fra due acque, tutto barrato da
rocce. Verso l’Italia invece l’Adriatico si fa
torbido, opaco, ospitale, protegge il sommergibile,
che non vi può essere assolutamente visto
se non mostra il periscopio.
E poi, la guerra sottomarina è facile contro un nemico che naviga. Si può andare a incontrarlo per tutto. È la guerra corsara sulle grandi rotte, la caccia al largo, con l’immensità per campo d’azione. Ma contro un nemico che non si muove se non per qualche rara e pavida sorpresa, bisogna portare l’azione nelle acque territoriali, su passi obbligati, alle soglie dei porti, sfidando ogni vigilanza, ogni difesa, ogni tranello. Certi sommergibili inglesi e francesi che, dopo aver compiuto audaci missioni nel Mar di Marinara e nel Mar del Nord, prestano il loro valido concorso alle nostre forze subacquee, dichiarano che l’Adriatico presenta difficoltà incomparabili.
I sottomarini tedeschi avevano trovato un mezzo ingegnoso per scomparire quando erano visti nella trasparenza delle onde e l’inseguimento li stringeva. Lasciavano venir su un fiotto di nafta, come la seppia perseguitata lancia la nuvola d’inchiostro. Nei primi tempi l’apparizione di un po’ di nafta aveva anche la virtù di far supporre all’inseguitore che il sottomarino era colato a picco, e la caccia cessava.