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sott'acqua 301


renti sottomarine. Fu la sua salvezza questa inerzia.

Degli avvenimenti stravaganti lo avevano forzato a navigare immerso gran parte della notte e sperperare così le sue riserve di elettricità. Prima erano stati i proiettori della costa a farlo affondare. Incrociava in emersione così vicino alle rive che i proiettori lo avevano visto. Per delle ore si era trovato sotto al loro rasato candido; sulla coperta del sommergibile si vedeva come in pieno giorno; ma finché il raggio passa e ripassa lentamente, vuol dire che non vede. Quando invece scatta, torna indietro, si fissa e poi si spegne, allora non c’è dubbio: ha veduto, ha determinato la posizione, la ha segnalata alle siluranti ed è scomparso per non allarmare la vittima. Non fu il chiarore, fu il buio che fece fuggire il sottomarino. Esso udì lungamente correre le navi in caccia nella notte. Più tardi dovette riimmergersi per un bizzarro fenomeno: era diventato luminoso lui.

Si era addensato un temporale, i lampi guizzavano all’orizzonte, e improvvisamente «persistenti cariche elettriche silenziose — sono le parole del rapporto del comandante — si localizzano in tutte le asperità della torretta e all’estremo del periscopio, nonché sulle spalle e sulle teste delle vedette e del comandante; tali scariche hanno la forma di coni di luce violacea alti dai dieci ai trenta centimetri, col vertice in basso: alle ore una, divenendo l’e-