Pagina:Barzini - Sui monti, nel cielo e nel mare. La guerra d'Italia (gennaio-giugno 1916), 1917.djvu/297


a fior d’onda 287


cerca, cerca, cerca. Passa sul mare la voce disperata: oz.... oz.... oz.... — si udì una volta per tre giorni. Nessuno risponde: il terribile solitario è morto.

— Giù l’antenna! — ordina il comandante del «V.L.A.» e rivolto al suo secondo: — Comincia a far troppo chiaro!

È il primo preparativo per l’immersione. Gli uomini sulla plancia mollano i paranchi dell’antenna telegrafica che si corica verso la poppa.

Il sommergibile fugge il giorno.

Gettato in mare un resto di sigaretta, il comandante incrocia le braccia e aspetta che la manovra sia finita. Non distoglie dall’orizzonte il suo sguardo attento, penetrante, calmo. Nell’alba la sua fisionomia si delinea ed appare piena di una serenità profonda ed eguale, illuminata da una specie di soddisfazione ferma e solenne, da una espressione di forza lieta e fredda, come se avvicinandosi la possibilità dell’azione e del pericolo una gioia grave lo penetri, una gioia senza sorriso, severa e lucida. Egli è uno di quegli ufficiali che adorano la loro missione con un fervore religioso. Sembra che egli dica fra sè: Ecco la bella ora!

Strano: par di sentir parlare sul mare, delle voci vagano intorno, nella solitudine.... Sono le conversazioni dell’equipaggio, nell’interno del sommergibile, che salgono e si spargono