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squadriglia in missione 259

toccano. La lotta è concitata e cieca. Ma in questa guerriglia feroce la sorte non concede che una alternativa: o l’incolumità o la scomparsa.

Combattono in simili incontri immense potenze distruttive su piccoli scafi; tutto è all’offesa e niente alla difesa. La salvezza è nella rapidità dell’attacco o della fuga. Ci si cerca o ci si attende con le armi pronte: chi è il primo a vedere o a sentire, sull’acqua o sotto l'acqua, domina la situazione. L’occhio per le siluranti e l’orecchio per i sommergibili possono decidere dell’imminente destino. Vi è il fascino truce di un giuoco mortale. Certe azioni di guerra prendono l’aspetto favoloso di un gigantesco duello all’americana che abbia il mare per campo.

La vigilanza sui mari arriva così all’intensità della vigilanza in trincea, dove il nemico è a pochi metri e rampa. Ogni uomo è una vedetta sui cacciatorpediniere che navigano nella sera verso l’«altra sponda».


Ma la squadriglia è fuori ormai dalla zona degli agguati, fuori delle rotte battute. Una metà degli equipaggi smonta di guardia e lavora alacre in silenzio alla luce del crepuscolo. Gli uomini vanno e vengono col loro passo molle e senza urti, si aggirano fra cose informi nell’ombra, spariscono rapidi nei boccaporti angusti, preparando tutto quello che può ser-