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236 la guerra nell’aria


scondono il sottomarino ha sentito la caccia su di lui.

Non occorre servirsi dei microfoni sott’acqua: tutto il battello sommerso è come la cassa di risonanza di un immenso microfono. Si mettono a prua gli ascoltatori, dove non arriva troppo forte il rumore sordo dei motori elettrici, come sulle navi si mette la vedetta alla coffa. Da quell’angolo quieto si ode il rombo delle eliche delle navi che si muovono in un largo raggio; se ne riconosce la voce; si distingue il quieto piroscafo, la torpediniera veloce, l’incrociatore possente. Il Bernouilly si sentiva seguito e cercato da un cacciatorpediniere.

Il sottomarino ha tentato più volte di sfuggire mutando direzione, ma inutilmente. Dunque era visto. Qualche idroplano lo scorgeva natante nella profondità delle acque limpide e guidava la caccia. Per un’ora e mezzo è continuata la fuga sotto il mare. Poi i rumori esterni si sono estinti. Rassicurato, il sommergibile è risalito verso la superficie.

Ma, appena emerso, il periscopio, girando intorno il suo occhio bizzarro, ha veduto il cacciatorpediniere a duecento metri. Giù di nuovo. Qualche cannonata ha percosso il mare. Si è sentito il battello nemico passare sopra, impetuosamente. Una esplosione violenta come quella di un siluro ha scosso nuovamente il Bernouilly: una bomba subacquea.

La caccia è continuata ancora a lungo. Poi