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232 la guerra nell’aria

che dice la direzione del vento. Si lasciano condurre dall’istinto come gli uccelli migratori. Vanno dove il cuore li guida. Ma l’angoscia li assale; li morde il pensiero torturante di volare forse verso la terra nemica. Un altro pericolo si aggiunge. Il livello della benzina nel tubo indicatore si è sbassato alle ultime gradazioni. Ancora trenta, quaranta chilometri forse, e poi l’immobilità. Il loro sguardo fruga la foschìa giallastra cercando il profilo di una costa....

La costa non appare. Ma subitamente, avanti a loro, al di sopra della bruma bassa e folta si libra lontana una macchia minuscola e bianca. Un villaggio su di una vetta. «Là! Là! — i due aviatori se la additano. — Ostuni!» — l’hanno riconosciuta — e ridono, felici. Il cuore non aveva sbagliato.


Intanto un’altra terribile caccia si era svolta sott’acqua.

Per scortare sul mare il volo dei loro idroplani lanciati su Brindisi, gli austriaci avevano sguinzagliato al largo una squadriglia di cacciatorpediniere. Erano dei più veloci: cioè, dei più moderni. La squadriglia aveva lasciato il porto, presumibilmente, un’ora prima degli aeroplani, per avere il tempo di scaglionare le sue unità sulla rotta del ritorno e proteggere la rientrata degli incursori aerei. Infatti erano circa le due del pomeriggio, quando