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230 la guerra nell’aria


lota, i capelli al vento, irrigidito al volante, guardava intensamente al di sopra della mica del para-brisa. Cinquecento metri....

Il nemico, che era un po’ alla sinistra, ha piegato per sfuggire di nuovo. L’inseguitore questa volta lo ha accompagnato sulla nuova rotta. Lo fiancheggiava quasi. Il cannone doveva disporsi tutto di traverso. L’artigliere si sporgeva ora col fianco fuori dal bordo.

L’austriaco ha aperto il fuoco.


I nostri, storditi dall’urlo dell’elica, non udivano nè le detonazioni, nè i sibili, ma vedevano le vampate della mitragliatrice, il suo getto caratteristico e regolare di fiamma. L'artigliere ha fatto agire lo scatto.

Il colpo non è partito.

L’istante era critico. Il tiro dell’austriaco continuava con brevissimi intervalli. Non rimanevano ai nostri che due soli proiettili. Gli avversari erano adesso lontani trecento metri appena. La caccia volgeva a ponente. Sulla destra si scorgeva ancora il penultimo idrovolante della squadriglia nemica che impiccioliva e svaniva nella nebbia.

Il pezzo è stato ricaricato in pochi secondi.

Uno schianto, un sussulto dello scafo: il cannone ha sputato questa volta. Ed è la buona. Un bagliore sprizza sotto al motore dell’apparecchio austriaco. Il proiettile incendiario deve aver colpito i serbatoi della benzina.