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rebbe sovrumana se non si conoscesse la ferrea calma di quest’uomo che sa sempre con precisione e con ordine quel che si deve fare, e lo sa senza fatica. Meriterebbe il nome di Padre dell’Esercito. Ma anche compiendo miracoli, la preparazione non poteva mantenersi che con uno sforzo costante all’altezza degli eventi. La necessità domandava sempre di più. Lo strumento della lotta doveva continuare a plasmarsi durante la lotta. Questa opera di Cadorna, necessariamente la meno nota, non è la meno splendida. Bisognava far sempre fronte al pericolo di una sproporzione fra i bisogni e i mezzi. Tutti gli organismi erano portati all’estremo della efficienza, erano sollevati al massimo del rendimento, da una vera ondata di energia e di volontà, di entusiasmo e di fede, che scendeva dal Comando Supremo.

Certe severità verso qualche capo, che possono essere sembrate eccessive alla ingenua indulgenza del nostro paese, si connettono a quest’opera immane di consolidamento morale dell’esercito. La Francia repubblicana ha visto centoventi dei suoi generali privati del comando e li ha condannati senza appello al silenzio, pubblico e privato. «Non è possibile conseguire il buon successo in guerra se alla salda disciplina degli animi non si accompagna bene armonica e ferma la: disciplina delle intelligenze» — ha scritto Cadorna in una sua