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210 la guerra nell’aria


ra dell’aria, ed ha la stupenda e sanguinosa bellezza di una vittoria.

Cerchiamo di narrare con ordine.

Il campo di aviazione pareva in festa, alla prima mattina, mentre i grandi apparecchi da crociera si preparavano al volo. L’ordine di partenza è stato accolto con gioia perchè era desiderato. In ogni delitto degli aviatori austriaci i nostri soldati dell’aria sentivano un’offesa inumana che spettava a loro di rintuzzare. Fremevano di sdegno e d’impazienza. Non si sono mai slanciati nell’atmosfera con così lieto entusiasmo come per questa spedizione punitiva. Alle sette e mezzo il primo aeroplano lasciava la terra.

La mattinata era serena, calma, fredda, un poco pallida, e le montagne lontane, le montagne che il volo doveva sorpassare, mostravano rosate frastagliature di nevi, nuvolose e leggere, come librate sul cupo e confuso azzurro delle pendici velate.

Per qualche tempo la squadriglia ha volteggiato sul campo per salire, per «prender quota». Erano dei «Caproni», i grandi apparecchi da lungo volo dalle doppie ali vaste ed il triplice timone di direzione.

Ingrossate dal casco, le teste dei due piloti affiancati spuntavano sul bordo della grande prora bianca, slanciata, ardita, che fende l’aria col suo sperone tagliente sporgendo come un rostro la mitragliatrice. Fra le due ruote ante-