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174 la montagna delle folgori


sua cresta, avvolta da foschi turbinìi di tormenta. Ma essa rivela la sua presenza nella oscurità opaca del cielo. Si sente una solidità di roccia dietro alle nubi; si ha l’intuizione della gigantesca mole invisibile, che sovrasta e che domina. La truce ombra crepuscolare delle brume a levante è piena di qualche cosa di enorme, di possente, direi quasi di vivo, che si cela.

Questo senso di soggiogamento ho provato arrivando ai piedi del Monte Nero in uno degli ultimi giorni di marzo.

Vi era del sole per le vallate, verso la marina, e sulla montagna ristava un bieco ammasso di nuvole temporalesche. Le comunicazioni con la vetta erano interrotte.


Non erano potute salire al mattino le consuete carovane dei rifornimenti. Le valanghe avevano bloccato dei passi, ed i fulmini avevano distrutto undici collegamenti telefonici nelle ultime quarantotto ore. Più di trecento fulmini erano caduti sulla cima in una sola notte. Per ragioni che la scienza ricerca, e che non trova, il Monte Nero è saturo di elettricità come un immane accumulatore. In tutte le stagioni il tuono vi romba.

È la montagna dalle folgori.

Si dice che sia così per la presenza di metalli magnetici chiusi nelle sue viscere. Si dice pure che le stratificazioni della roccia agiscono come i dischi sovrapposti di una pila. Si