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fra le nevi del kozliak | 161 |
Sul Monte Nero le valanghe hanno un breve corso; scendono senza troppa violenza; trascinano, malmenano, ma fanno relativamente pochi morti. Non è così sul resto della fronte montuosa, cioè sui tre quarti della nostra fronte di guerra. Nel Trentino, nel Tirolo, in Cadore, in Carnia, durante certe giornate nevose di febbraio e di marzo, si segnalavano decine e decine di valanghe. Le notizie erano piene di una concitazione di combattimento. La neve assaliva da tutte le parti; da ora in ora si annunziavano le sue sorprese, i suoi colpi di mano, i suoi misfatti. Urgevano ovunque rinforzi: squadre di soccorso e squadre di lavoro, battaglioni interi che salivano nelle tormente.
I rinforzi erano qualche volta investiti da nuove valanghe: altri partivano. Non occorrevano incitamenti, le truppe si slanciavano al salvataggio con inenarrabile eroismo. Il salvataggio è un istinto delle genti di montagna, legate da una solidarietà profonda nata dalla loro vita di lotta contro gli stessi pericoli. Sui monti come sul mare resistenza è una battaglia che affratella gli uomini di fronte al nemico comune.
Le linee telefoniche si interrompevano, dei posti rimanevano isolati. Urgeva riaprire i cammini anche nell’infuriare della tempesta.
Barzini. Fra le Alpi, ecc. | 11 |