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146 la battaglia fra le nevi


bisogno di scavare delle gallerie nel gelo, per avvicinarsi di nascosto e sorprenderci; ma sul Pal Grande, la estrema vicinanza delle linee poteva permettere loro la sorpresa allo scoperto. Così, avanzarono strisciando nella neve profonda. La notte era oscurissima. Le nostre sentinelle non videro. Nembi di foltissima nebbia passavano in quel momento sulla vetta. Ad un tratto una delle nostre vedette si accorse di alcune ombre che spuntavano sui parapetti: austriaci che cercavano di scavalcarli. In quel momento, vicinissima, una voce teutonica le gridava: «Urrah! Renditi, taliano!»

La vedetta, un alpino, urlando l’allarmi, ha spianato il fucile, ma l’arma si è guastata al primo colpo; allora il soldato l’ha impugnata per la canna e levandola a mazza si è slanciato sul nemico. Le ombre sono scomparse dai parapetti, Si sentiva un ammassamento di gente nella nebbia.

I nostri intanto sbucavano su dai ricoveri, correndo. Le vedette e i plotoni di guardia avevano già aperto il fuoco. In pochi momenti la fucileria fu intensa. Gli assalitori erano falciati. Salivano dal buio bestemmie, invettive, urli, lamenti, tutte le voci di una folla in confusione. Un grido di comando dominava: «Vorwärts! Vorwärts!» — Avanti! — e dalle trincee nemiche partivano lunghi fischi di segnale.

Poi il tumulto andò calmandosi, mentre sul Pal Piccolo la battaglia meravigliosa incomin-