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142 la battaglia fra le nevi


ta a colpi di baionetta e di calcio di fucile. Poi, improvvisamente, la quiete. E mentre si incominciano i lavori di rafforzamento, i gridi di evviva passano da vetta a vetta e annunziano la vittoria alle posizioni lontane.

La cima del Pal Piccolo è appena riconquistata, che una trentina di alpini della compagnia che era rimasta bloccata e che si credevano morti o prigionieri, sbucano fuori, non si sa da dove. Si erano asserragliati in una galleria di neve, e l’avevano difesa. Loro stavano sotto, e il nemico sopra. Agl’inviti alla resa avevano risposto a fucilate. «Sapevamo che sareste venuti!» — esclamavano gli alpini liberati gettandosi nelle braccia dei compagni.


Il bottino fatto dimostra come gli austriaci contassero di poter mantenere la posizione e con quanta rapidità di organizzazione essi fossero riusciti a renderla quasi inespugnabile. Abbiamo preso quattro mitragliatrici, oltre cento fucili, una tonnellata di cartucce, dieci casse di granate a mano, dieci casse di nastri per mitragliatrice, un proiettore ad acetilene potentissimo, e che ci è servito subito alla notte successiva, un apparecchio per il gas asfissiante, cinquanta grandi scudi, e viveri per una diecina di giorni.

Al di là della cresta, tutto il declivio nevoso era pieno di morti austriaci. Sono stati contati quasi seicento cadaveri nemici. Le per-