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la vittoria 133


rie non osavano entrare in azione, per l’estrema vicinanza dei nostri alla posizione nemica, e solo qualche granata, di tanto in tanto, arrivava ruggendo dal di là della valle di Monte Croce per scoppiare sui rovesci di Pai Piccolo. Ma «Carlino», il piccolo cannone di bronzo amico dei soldati, ha ricominciato ad abbaiare dalle trincee per impedire agli austriaci di affacciarsi ai parapetti.


Le nostre mitragliatrici lo aiutavano. Questo fuoco rasava la cresta. Non potendo sporgersi e vedere, il nemico lanciava a caso le sue granate. Ma esso aveva occupato le nostre gallerie di neve che davano accesso alla trincea, e dagli sbocchi, alti e trincerati, veniva a dominarci al di qua della nostra stessa linea di attacco. Bisognava scacciarlo dalle gallerie. E per scacciarlo avanzarono due uomini.

Due alpini, coperti del camice bianco in pieno giorno sono partiti dal Castello Rosso, senza armi ma con un gran tascapane pieno di bombe. Nessuno sa quale strada abbiano percorso; sono spariti sulla neve. Venti minuti dopo ricomparivano lontano. Erano sotto allo sbocco di una galleria. Si muovevano lentamente, con una tranquillità cauta. Il parapetto degli austriaci, all’entrata della caverna di ghiaccio, li sovrastava come il parapetto di un balcone. I gesti dei due piccoli uomini bianchi erano seguiti con ansia palpitante.