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112 la battaglia fra le nevi


noni austriaci non avevano più munizioni. Nel bombardamento del 19, del 20 e del 21 avevano lanciato sulle nostre posizioni non meno di 18 000 proiettili.

La nebbia anche rendeva difficile il tiro. Era scesa una bruma gelata che ricopriva i cappotti di brina. Poco dopo un nevischio rado e duro è cominciato a cadere, mulinato dal vento. La nostra artiglieria, chiamata al soccorso per demolire le difese già accumulate dal nemico, non è potuta intervenire, l’osservazione era impossibile.

Adunate delle forze, durante la mattinata si è tentato più e più volte di avanzare arditamente verso la vetta. I fuochi incrociati delle mitragliatrici sollevavano intorno agli uomini spruzzi di ghiaccio, uno spolverio bianco e turbinante. Si sprofondava nella neve fino all’anca, talvolta fino alle spalle, e dei soldati scomparivano quasi, come assorbiti dall’ostile candore. I feriti si sentivano andar giù, come seppellire in fosse glaciali, e le pattuglie dovevano darsi la mano in opere di salvataggio, chiamate dalle voci di aiuto.

I comandi superiori della zona e del settore si erano portati audacemente fra le truppe nella primissima linea. L’operazione richiedeva uno sviluppo sempre più vasto a mano a mano che il tempo passava. Gli austriaci non ristavano dal rafforzare la cresta, sulla quale si vedevano sorgere nuovi parapetti, nuove scu-