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102 la lotta a oslavia


un uomo che gli pareva dei suoi e che si ritirasse: «Vergogna, torna indietro subito!» gli gridò. L’uomo alzò le mani: era un austriaco. Nessuno può fare la storia di quell’ora di tumulto.

Non bisogna immaginare la fronte di Oslavia come percorsa da una linea continua di trincee. Il terreno spezzato in un’infinità di valloncelli e di greti, cosparso di macerie, sconvolto dalle artiglierie, ci aveva costretti a sezionare la difesa in numerosi elementi di trincea, disposti per ogni verso, nei quali il combattimento s’intrecciava. Si comprese subito però che questa volta il nemico, arrivato con forze maggiori, aveva rinnovato la tattica del giorno 14, ma portando l’attacco più violento e deciso sopra un punto diverso.

La nostra azione ha avuto per scopo il rinsaldamento della nostra fronte. È stata un’azione lenta, sistematica, costante, riuscita, ma che non possiamo considerare ancora interamente finita.

Il bombardamento è continuato furibondo il giorno 25, poi è andato rallentando ma non ha avuto più soste. E qualche volta ha tormentato posizioni dall’apparenza deserte. Perchè in questa guerra di trincee nulla può far distinguere una posizione abbandonata da una posizione difesa, finché non si va a vedere.

Fino al momento in cui le fanterie avanzano, spesso non è possibile sapere se vi è