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94 la lotta a oslavia


gue, non poteva lungamente fermarlo. Ma sopassati i ruderi del villaggio, che sono sulla vetta, gli austriaci non osarono proseguire l’avanzata. I nostri chiamarono allora i rinforzi più vicini per procedere al contrattacco. Due compagnie, che costituivano la prima riserva, accorsero, e sfilavano correndo giù per i camminamenti angusti quando, scoperte forse dai razzi illuminanti, furono prese d’infilata dall’artiglieria nemica. Avanti a tutti, alla testa della nera colonna, il comandante cadde per il primo, morto, e la truppa fu costretta a fermarsi, aspettando l’alba.

A sinistra delle rovine di Oslavia, verso la Sella, dove l’assalto si scagliò più pesante, ammassato, impetuoso, l’ondata austriaca trovò una connessura e filtrò, non si sa ancora come. La battaglia aveva fatto dei vuoti. I difensori della Sella si accorsero ad un tratto di essere aggirati sulla destra. Sentirono il fuoco nemico avvilupparli, tagliarli fuori. La loro resistenza si prolungò fino alle undici e mezza; furono due lunghe ore di lotta furibonda, ostinata, con corpi a corpi che empivano la notte di clamori. Poi la Sella fu perduta.

Il colonnello che comandava il settore della Quota 188, un eroico ufficiale che è morto il giorno dopo fulminato da una palla in fronte mentre comandava un assalto, fece abilmente spostare due compagnie per creare un argine alla sua destra minacciata Gli austriaci, fer-