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fai presente a queste sedute, ma la testimonianza di Chiaia, di onorata memoria, e di un illustre scultore di Napoli che cavava i rilievi dalle impronte, me ne assicura; ed anche il giudizio di Bistolfi, secondo cui, per ottenere in pochi minuti quei tocchi che visti da vicino non dicono nulla ma che da lontano sono di una terribile e veramente macabra espressione, sarebbero occorse moltissime prove, e bisognerebbe ammettere nel medium un’abilità artistica straordinaria mentre essa non possiede nemmeno i primi elementi dell’arte. Si aggiunga che essendo la creta coperta da un velo sottile di cui si intravvedono ancora le trame dell’impronta, l’artista anche il più provetto non poteva riuscirvi colla pressione, e la mano, per esempio, nota il Bozzano, doveva lasciare non un’impronta propria, ma una scanellatura.
La sincerità di questi fatti mi è provata anche dall’essersi ripetuti sotto gli occhi del Bozzano al Circolo Scientifico Minerva di Genova 1901-1902 e in Francia sotto il controllo di Flammarion a Monfort-PAmaury che riproduce l’effigie stessa dell’Eusapia.