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alle mani colle nostre mani; riaccesi i lumi, quando tutti stavamo per partire, si vide un grosso armadio collocato dietro l’alcova circa a due metri di distanza da noi muovercisi lentamente incontro; pareva un grosso pachiderma che lentamente procedesse ad attaccarci come spinto da qualcuno.

In altre successive esperienze coi prof. Vizioli e De Amicis, in piena luce Auer, avendo pregato di far movere dal suo John un campanello, collocato a terra a mezzo metro da lei, di cui tenevamo legati e stretti mani e piedi, abbiamo visto più volte tendersi in un punto le sue gonne come un terzo piede o come un braccio gonfiato che acciuffato da me presentava una leggera resistenza come di gas dentro una vescica; codesto braccio, diremo, etereo, sotto i nostri occhi, in piena luce, finalmente tutto ad un tratto s’impadronì del campanello e lo suonò.

Avendo collocato due dinamometri Regnier sul tavolo alla distanza di un metro dal medium cui domandammo vi esercitasse la pressione massima, vedemmo in piena luce, colla stessa manovra, la lancetta da sè andare a 42 Kg. di forza; mentre