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avvicinando la mèta | 495 |
quasi vedessero la più comica delle mascherate. E deve esservi qualche cosa di singolarmente comico nel contrasto fra il nostro aspetto e il modo di locomozione: dobbiamo sembrare tre accattoni in automobile. I ragazzi ci rincorrono. Possono farlo facilmente perchè le città e i borghi sono così frequenti che quasi non usciamo un istante dall’abitato, e numerosi cartelli ingiungono agli automobilisti di andar piano.
Ad un certo punto una guardia di polizia, messa in sospetto dalla nostra strana apparenza, ci ferma e ci guarda severamente. Avviene fra lei e Borghese un ameno dialogo.
— Chi siete? — chiede al principe che guida.
— Sono il principe Scipione Borghese — risponde questi con deferenza.
La guardia, che crede certamente d’essere burlata, assume un aspetto terribile, e tuona:
— Voi, voi un principe? Voi?
Borghese fa un gesto come per dire: Purtroppo!
— Non è vero! — riprende la guardia con energia — Voi siete uno chauffeur belga. Vi riconosco.
Ci riconosceva anche lui come la vecchia della gallina.
— Vi riconosco; capite? E vi faccio anche contravvenzione perchè andate troppo presto. Sapete bene il regolamento. Dieci all’ora! — estrae il taccuino, bagna la punta del lapis fra le labbra, e ingiunge: — Datemi il vostro nome e il vostro indirizzo!
Borghese, calmo, risponde:
— Principe Scipione Borghese, indirizzo: palazzo Borghese a Roma.
— Come! Ancora? Assez de plaisanieries! Mostrate le vostre carte!
Le carte sono mostrate. La guardia le esamina ed esclama, arcigna:
— Non sono vostre! Voi siete uno chauffeur. Perchè farvi passare per principe.... in quel costume? Avete vergogna d’essere