Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/550

484 capitolo xxii.


erano venuti incontro. Degli evviva, dei saluti, delle strette di mano; poi in carovana riprendiamo il cammino.

Sostiamo in un borgo, a Münchberg, dove ci ricordiamo di non aver fatto colazione, e in un piccolo restaurant, sotto a un pergolato, divoriamo delle salsicce di Francoforte, beviamo della gelida birra, e affrontiamo le interviste, mentre una corona di macchine fotografiche tutto intorno si compiace di registrare le nostre fisionomie. Un disegnatore ci ritrae da tutti i punti di vista. Non possiamo muoverci senza irritare qualche fotografo: chi ci prega di mostrare il profilo, chi ci prega di guardare l’obbiettivo. Vogliamo andarcene. No, non possiamo. Delle voci ci comandano: “Fermi un momento! Ancora! Così!„. La popolarità è greve. Aveva dei lati buoni il deserto di Gobi!

Finalmente esaurite le lastre e le pellicole, ci permettono libertà completa. Riprendiamo posto sulle automobili, che si mettono in moto. Corriamo verso Berlino, in mezzo ad una fitta nube di polvere, non scorgendo più nulla avanti e dietro di noi, andando come nelle mattinate di nebbia siberiana, quando la strada si perdeva pochi passi lontano in un mistero grigio.

Chi ci vede passare non riconoscerà certamente nelle magnifiche automobili che ci precedono le sorelle della nostra, uscite dalla stessa officina, stavo per dire dalla stessa famiglia. Fra quelle sorelle la nostra è la “Cenerentola„.

Abbiamo spiegato a poppa la bandiera che negli ultimi giorni tenevamo avvolta all’asta per conservarla meglio. È ancora la bandiera marinaresca, di lana, che ci venne data dall’equipaggio italiano di guarnigione a Pechino. Era così fresca laggiù! I suoi colori si accendevano al sole. Ora è sdrucita, sbiadita, sporca, irriconoscibile: ha lasciato trame in tutti i venti e colori in tutte le pioggie. E pure ci è sommamente cara: a sentirla vibrare vicino, palpitare nell’aria, ci dà l’impressione di sentire una voce amica.

Attraversiamo alle quattro la grande cerchia di opifici dalle alte ciminiere fumanti che circondano Berlino, simili, da lontano, ad una gigantesca flotta in partenza. Infine, passati dei giardini e