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464 capitolo xxi.


che lavora. Dalle carrozze, gente in cravatta bianca ci salutava calorosamente; dai balconi dei clubs scendevano ovazioni. Passammo l'elegante barriera Twerskaja, presso alla stazione di Smolensk, ed entrammo nella St. Peterburgkoje Chaussée la via di Pietroburgo, sulla quale le verste non sono più segnate da pali numerati, ma da obelischi monumentali. Alla nostra destra si stendeva il parco Petrowskj, sui cui immensi viali trottavano ancora delle carrozze, reduci dai caffè eccentrici. Passavano delle vistose toilettes un po’ arruffate, dei cappelli a cilindro di traverso su teste alquanto oscillanti: ancora dei saluti, rauchi ma cordiali. Eravamo subito riconosciuti per la forma singolare della nostra macchina, che le illustrazioni dei giornali avevano reso popolare, e per la bandiera italiana sventolante a poppa.

Sulla campagna silenziosa, austera, v’era della bruma; poi, col levarsi del sole, un sole pallido, velato, la nebbia si faceva sempre più densa. Finimmo presto col non vedere più nulla al di là dei bordi della strada; viaggiavamo in un’immensità grigia, che non ci lasciava distinguere nemmeno le altre automobili vicine, delle quali udivamo squillare i segnali.

Alle sei il sole attraversa qua e là le cortine di ombre. L’orizzonte appare, piano e sconfinato. Si scorgono candidi campanili di chiese sopra al verde di boschi dai contorni ancora incerti: poi, poco per volta, tutto si precisa. Ritroviamo l’immutato paesaggio che da settimane ci accompagna. Giungiamo nella cittadina di Klin, in gran parte costruita di legno; scambiamo rapidi saluti con le automobili, che ci hanno raggiunto, e riprendiamo soli la corsa, ascoltando assorti il ritmo eguale e lieve del motore, godendo con voluttà la frescura del mattino.

Alle otto ecco un’altra città nel suo caratteristico profilo orientale di cupole dorate, cupole azzurre, cupole variegate; è Twer, la città dalle quaranta chiese, il punto di partenza della navigazione sul Volga. La folla si ferma a guardarci, riceviamo, passando, saluti augurali. Attraversiamo per la seconda volta il Volga sopra un nuovissimo e splendido ponte sospeso: ma è un Volga