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da parigi a pechino 9


me una convinta ammirazione per l’Inghilterra, e per il giornalismo inglese una stima senza riserve. Considerai l’invito a collaborare al Daily Telegraph come una lusinghiera prova di fiducia, e lo accettai con deferente premura.

Il biglietto consegnatomi dal gendarme era del Principe Borghese. Egli era giunto già da una settimana. Mi dava il benvenuto e mi fissava un appuntamento per il giorno sei. Non ci eravamo mai visti, e, destinati a vivere insieme per dei mesi I nostri coolies ad un alt. dividendo il pane e le fatiche nell’intimità d’un lungo e strano viaggio, avevamo tutt’e due un vivo desiderio di conoscerci. Sarei corso a cercarlo subito, se il biglietto non mi avesse avvertito che egli si trovava in quel momento qualche centinaio di chilometri lontano, intento a percorrere e studiare la strada di Kalgan — circostanza sufficiente per indurmi alla rassegnazione dell’attesa.

Rimasi, quella sera, fino a notte tarda sulla veranda dell’albergo, fantasticando. Non riconoscevo più intorno a me, la mia vecchia Pechino, la superba capitale dell’immobilità che avevo lasciato sette anni prima, devastata qua e là dall’assedio alle Le-