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dal volga alla moskwa 441


rossa, che correva velocemente avanti agli altri urlando loro qualche cosa per incoraggiarli. La distanza si raccorciava rapidamente. Dei sassi cominciavano ad arrivare. Ancora pochi secondi e saremmo stati raggiunti. Allora mi decisi a fare un gesto che interruppe immediatamente l’inseguimento. Fu un gesto molto semplice della mano destra tesa, un gesto che feci levandomi in piedi e volgendomi alla turba; essa si fermò di colpo, ammutolì, rinculò, Un imbarco difficile.


e ci lasciò andare. Debbo aggiungere che nella mano destra stringevo l’impugnatura della Mauser, armata ed abbassata in mira.

Poco dopo affondavamo nel fango, presso ad un piccolo fiume, il Zimylskaja. Ci liberammo con un’ora di lavoro, aiutati da tre mujik che passavano. Attraversammo il fiume sopra un vecchio ponte, lasciammo a sinistra la pittoresca cittadina di Woronowka, e via ancora per strade incerte e insidiose. Intanto il tempo s’era fatto minaccioso. Da ponente si avvicinava un nero temporale, che ci fu sopra mentre ci trovavamo in mezzo a grandi foreste di quercie e di faggi, guastandoci il piacere d’incontrarci in alberi amici. Eravamo sazi di abeti e betulle. Gli