Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/494

432 capitolo xix.


cino ad ognuno di noi, come per confidarci qualche cosa separatamente, c’indicava la targa, e ci gridava il suo “Postowo! Postowo!„ con l’aria di dire: “Come! non ti ricordi più... postowo?

— Dove vai? — gli chiedemmo.

— A Melekeski.

— È lontano?

— Quindici verste.

— C’è da alloggiare per la notte?

— Come? a Melekeski se c’è da alloggiare? Ma c’è una buona stazione di posta — e ricominciando a battersi il berretto — postowo! postowo!

“Va bene — ci dicemmo — andiamo dunque a Melekeski!» — e poichè la riparazione era finita, ci rimettemmo in cammino, adagio, con precauzioni gelose, ed arrivammo dopo più di un’ora alla stazione di posta. Ci cucinammo delle uova, bevemmo del latte, e ci addormentammo per terra.

La stazione era poco più di un’isba, e, come si vede, non ci consentiva dei lussi strepitosi. Il capo, una specie di mujik che sapeva leggere e scrivere, non possedeva in abbondanza che delle icone e dei regolamenti, gli uni e le altre attaccati alle pareti.


Alla mattina fummo risvegliati dallo scalpitare dei cavalli nel cortile e dai gridi dei postiglioni che attaccavano i loro tarantas. Prendemmo un thè, e ripartimmo. Erano le quattro. Pioveva.

Entrammo a poco a poco in una regione più florida e più bella. Cambiò il paesaggio, ma ahimè! non cambiò la strada. Passammo Malmysh — quella Malmysh alla quale ci lusingavamo di giungere il giorno stesso che lasciammo Perm — una cittadina presso al fiume Wiatka, che attraversata in fretta ha l’apparenza di essere abitata soltanto da una decina di funzionari, da un farmacista e da due gendarmi. Non dev’essere allegra la vita a Malmysh. La strada peggiorò; o ci sembrò che peggiorasse a causa della maggiore sensibilità alle irregolarità del terreno, sen-