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da parigi a pechino 5


20 Marzo, per New-York„. Lei prende oggi il treno per Parigi. Ha il tempo necessario?

Consultai l’orologio e richiamai alla memoria la mia recente scienza ferroviaria (sezione orari).

— Ho tutto il tempo.

— Buon viaggio, dunque!

— A rivederla!

E, scambiandoci brevi saluti, ci abbracciammo per uno di quegli slanci di simpatia ed amicizia che, in certi momenti, stringono in una eguaglianza di affetto le persone che si vogliono bene.

Qualche minuto dopo, scendendo in fretta lo scalone degli uffici m’imbattei in un collega che saliva con la lentezza di chi è aspettato da un lavoro regolare e consueto.

— Dove vai in tanta furia? — mi chiese.

— Vado a fare il giro del mondo — risposi gravemente sostando un istante sul pianerottolo.

— Burlone! — esclamò scoppiando in una gran risata. — Io indovino dove vai realmente.

— Dove?

— A far colazione, ed è tardi, e hai fame. Buon appetito!

L’incredulità, piena di buon senso, del mio amico, mi rivelò subitamente quanto v’era di singolare, di strano, d’inverosimile quasi, nella mia situazione. E rimasi un istante dubbioso e sconcertato prima di rispondere un “grazie„ e continuare la mia strada. Il vecchio romanzo d’avventure, i cui personaggi percorrevano tutti i continenti e navigavano tutti i mari dalla prima all’ultima pagina, non si scrive più perchè anche i ragazzi oggi lo trovano troppo lontano dalla verità; eppure c’è ancora qualcuno che lo vive: il giornalista.

Quel giorno stesso il direttissimo del Sempione mi trasportava verso Parigi.


A Parigi, negli uffici del Matin, s’erano tenute delle grandi adunanze per discutere sulla corsa. Vi erano intervenuti, insieme