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gli urali 405


Il tempo s’era guastato rapidamente. Partiti con un bel sereno da Tjumen, avevamo trovato la pioggia all’uscire della foresta. Ed ogni tanto un rovescio d’acqua s’alternava con un’ora di sole. Passato Kamyschlow il tempo si contentò d’essere arcigno. All’occidente era tempestoso. Dalle prime ore del pomeriggio il più violento temporale pareva imperversasse sui confini dell’Europa. Noi camminavamo dritti verso quel fosco ponente. La strada non deviava quasi più. Non indugiava a volgersi; In Russia. — Folla che presenzia ad un cambio di pneumatica. pareva divenuta come noi frettolosa di correre direttamente incontro agli Urali. Saliva e scendeva su dolci pendii come un gran nastro adagiato sulla terra; era migliore, e potevamo andare con maggiore rapidità.

L’automobile sollevava e lasciava dietro di sè nell’aria calma — d’una immobilità minacciosa — una nuvola di polvere densa, che rimaneva per chilometri sulla via. Vedevamo la nuvola dalla sommità delle alture persistere lontano, come il fumo d’un incendio appiccato da noi.

Entrammo verso le tre in terre nuovamente selvagge. I vil-