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gli urali 403


Rivedevamo l’infinita schiera di villaggi oscuri, isolati, dalle rozze isbe di tronchi; e le città pittoresche; e le innumerevoli chiese bianche dalle cupole azzurre e verdi; e la steppa che pareva senza fine. Dimenticavamo quanto avevamo faticato e sofferto, e passandone il confine ci accorgevamo di amarla un po’ la Siberia; di amarla appunto perchè vi avevamo sofferto. Perchè tutte le energie e le emozioni che avevamo disseminate sul lungo tragitto, erano una parte viva dell’anima nostra; e ci pareva che questo allacciasse una non so quale intimità fra noi e quella terra.

L’avevamo odiata in certi momenti, quando era forte, quando sembrava che dovesse fermarci, sopraffarci: ma lasciandola l’avevamo vinta.

Provavamo per lei una simpatia nuova che veniva precisamente da questo senso di vittoria. La generosità verso il vinto non è in fondo che riconoscenza. Nulla è più dolce alla memoria d’una lotta fortunata. Noi amiamo di più quel che conquistiamo a fatica, quel che ci costa più caro. Amavamo la Siberia per i suoi ponti cadenti, per i suoi fanghi viscidi, per i suoi pantani, per le sue sabbie, per tutto ciò a cui dovevamo in quel momento una più alta e più fiera gioia di trionfo. E rammentavamo con dolcezza tutti coloro che avevamo incontrato laggiù, tutti gli amici lasciati appena conosciuti, tutte le bontà ignote che ci avevano assistito e confortato; sentivamo che al nostro ricordo doveva rispondere un altro ricordo, sentivamo che la Siberia con migliaia di menti ci seguiva.... Addio, Siberia!

Ancora per trenta verste continuammo a correre nel bosco. Poi il folto si diradò, si aprì, cominciarono delle radure, poi vennero dei prati, poi dei campi, sui quali i cavalli a coppie trascinavano l’aratro e l’erpice, guidati da ragazzi a cavallo sul garese, e seguiti da stormi di corvi gracidanti che beccavano i vermi e i semi nel solco appena aperto. Spesseggiavano i villaggi, grandi, popolosi, dalle case più adorne, fatte di tronchi squadrati, ornate d’intagli di legno, le imposte dipinte a fiorami.