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CAPITOLO XVIII.


GLI URALI

Dall’automobile alla «Troika» — Tjumen — Addio Siberia! — Il saluto di Kamylschow — Jekaterinburg — Dall’Asia all’Europa — Le foreste degli Urali — Il primo minareto — Perm — Una ruota malata e la sua cura.

La steppa, sempre la steppa.

Alle cinque del mattino, 18 Luglio, i campanili d'Ischim sparivano al nostro sguardo, lasciavamo i boschetti di betulle che formano come un’oasi di alte piante sulle rive del fiume Ischim, confluente dell'Irtysch, e rientravamo nella verde eguaglianza della pianura.

La nostra distrazione principale consisteva nel seguire la numerazione delle verste, che ricomincia da villaggio a villaggio; nel fare il conto della distanza percorsa; e nel variarlo facendo il conto di quella da percorrere. Dopo le prime ore la nostra corsa cominciò ad essere rallentata da numerosi sabbioni profondi, che cercavamo di evitare, quando era possibile, correndo sull’erba ai lati della strada. Di tanto in tanto il terreno ondulava lievemente. Cominciavamo insensibilmente a uscire da quella perfetta pianura, da quell’oceano di terra sul quale avevamo viaggiato per quasi mille chilometri. E gli alberi, i grandi alberi, non dovevano essere lontani. Non li vedevamo ancora, ma incontravamo carri che tra-