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sulla steppa 385


antiche macchine da assedio. Eravamo aspettati da un ufficiale di polizia, il quale, montato in una iswoshchik, ci guidò all’albergo. In poco più di dodici ore avevamo percorso da Kainsk 390 chilometri. Era stata la più fortunata giornata di viaggio.

Arrivammo ad Omsk all’ora della passeggiata domenicale. Sui marciapiedi di legno si muoveva lenta la pacifica folla dei cittadini, che prendeva aria con quell’andatura speciale di chi indossa il migliore vestito e non vuole sciuparlo. Passavano Affondati fra Tomsk e Kolywan. ufficiali e funzionari in grande uniforme, con le loro famiglie, tenendo i bambini per la mano. Vi era quella tranquilla atmosfera di città di provincia che si riposa. Le chiese dalle cupole multicolori, spandevano un suono di campane. Tutti si fermavano vedendoci, si volgevano. Noi arrestavamo, passando, quel vasto e pigro movimento della strada. Attraversammo un bel ponte sull’Om, vicino alla confluenza con l’Irtysch; un gendarme a cavallo ci fece cenno di rallentare: il ponte non si attraversa che al passo.

Sulle rive si allineavano i docks e gli scali; contro alle