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tomsk la dotta 361


da dieci mujik che conducevano quattro cavalli. I contadini alle sue prime richieste non volevano seguirlo, ma egli aveva mostrato allo Starosta quei tali documenti miracolosi....

I cavalli furono attaccati, e tirarono, e gli uomini tirarono con loro, ma ogni tentativo fu inutile. Bisognava risollevare prima l’automobile per mezzo di leve. I mujik si dispersero allora nel bosco per abbattervi alberi dei quali fare delle travi.

Erano le nove, ma il sole ancora alto sull’orizzonte, e In un villaggio siberiano. — Un alt per attingere acqua. gigantesco, rosso, accendeva le vette delle foreste. Risuonavano nel vasto silenzio i colpi d’ascia sui tronchi, e udivamo ogni tanto lo schianto d’un albero che cadeva, accompagnato dal lungo fruscio dei rami schiantati e delle fronde. Accendemmo il fuoco in una radura, e accoccolati intorno alla pentola che bolliva, aspettavamo che il lavoro ciclopico si compisse. Pensavamo, assorti, alle distanze che dovevamo percorrere, distanze che ci sembravano infinite, insuperabili. Ci pareva che la Siberia ci tenesse e non dovesse lasciarci più.