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350 capitolo xv.


Il cielo era piovigginoso; faceva freddo. Sotto alla città attraversammo il Tschulym con uno dei soliti battelli siberiani formato da una piattaforma sorretta da due barche, simile ad una larga zattera, e ci allontanammo per la pianura bassa e erbosa, priva d’alberi, coperta qua e là da giunchi che rivelavano l’acquitrino, infestata da vere nubi d’insetti. Il sentiero era fangoso, ma non difficile. Ci dispiaceva di dover andare lentamente per seguire il tarantas, e stavamo per sorpassare e salutare il barbuto ufficiale che ci guidava, sicuri di poter bene affrontare i pantani del Tschulym dopo aver trionfato di quelli del Charagol, quando l’automobile si fermò improvvisamente inclinandosi da un lato.

Eravamo affondati. I pantani del Tschulym reclamavano la nostra attenzione.