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272 capitolo xii.


si riconosce più. Il molo, che è una delle più grandi dighe di legno che abbia mai veduto, cade in rovina, i fari sono sempre spenti, le navi non approdano più, il lago tutto intorno è deserto, i binari del porto si perdono nell’erba, nessuno più discende dai treni che passano, tutto decade, si arrugginisce, si distrugge, e pochi abitanti sono rimasti non si sa perchè.

A Kiakhta il nostro amico Sinitzin ci aveva dato una presentazione per lo Starosta — sarebbe come dire il sindaco — di Missowaja, suo corrispondente di affari, l’agente che organizzava il transito del thè attraverso il Baikal, transito che si compiva unicamente nell’inverno, con le slitte, sul lago gelato. Cercammo dunque dello Starosta, che ci accolse ospitalmente nella sua casa fatta di travi — un’isba un po’ più grande delle altre. Egli ci aspettava; aveva qualche cosa per noi, qualche cosa estremamente preziosa che era giunta da Irkutsk al nome di Borghese: della benzina, dell’olio e del grasso. Erano i viveri dell’automobile, ridotta quasi alla fame.

Il Pristaf, il capo della polizia, un uomo dalla pancia e dalla barba esuberanti, solenne nella sua uniforme venne a trovarci: osservò i nostri passaporti, ci fece sostenere un minuzioso interrogatorio diretto a conoscere le misteriose ragioni per le quali non viaggiavamo in treno come tutte le persone per bene, si versò un bicchiere del nostro thè, e rimase ad osservarci in silenzio. Venne il luogotenente dei gendarmi; c’interrogò cortesemente, si prese un bicchiere di thè, e ci tenne compagnia. Arrivò dopo di lui il direttore dei telegrafi, e poi dell’altra gente, in uniforme e senza; la camera si riempì; divenimmo il centro d’una piccola assemblea che aveva l’aria di voler sedere in permanenza.

La verità era che a Missowaja il nostro modo di locomozione era sembrato piuttosto rivoluzionario alle autorità. Al momento dell’arrivo, avanti alla casa dello Starosta, s’era adunata un po’ di folla intorno a noi, dei gendarmi erano accorsi, e li udimmo comandare a due o tre persone, dopo averle chiamate per nome: “Voi, andate immediatamente a casa!„ — Le persone